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Breve storia della chiesa di S. Maria Maggiore di Codroipo

La storia dell’edificio antico

Dove ora sorge il duomo di Codroipo, al centro dell’antica cortina, ebbe certamente collocazione la prima chiesa cristiana. Non sappiamo con certezza quando, ma si può ragionevolmente pensare che ciò avvenne nel V secolo. Una chiesa che fin dal principio fu intitolata a Santa Maria perché questo titolo fu attribuito da allora a molte chiese, nell'Oriente e nell'Occidente, ed a Roma per prima, che le dedicò la Basilica di S. Maria Maggiore. Era questo il titolo della pieve, cioè dell’unica chiesa esistente per molti chilometri di distanza da Codroipo, dove si recavano i cristiani del territorio per la messa domenicale e i sacramenti.
Nulla sappiamo dei vari edifici che si susseguirono nel medioevo dopo invasioni, guerre, terremoti, incuria del tempo e degli uomini, ma sicuramente possiamo dire che se vi sono tracce di qualche precedente chiesa le possiamo trovare sotto l’attuale duomo, perché una comunità non cambiava mai la sede primaria della sua chiesa se non costretta da eventi insormontabili.
Abbiamo qualche vago accenno a possibili distruzioni o danneggiamenti della chiesa di Codroipo fin dall’ultimo scorcio del Trecento, quando il pievano Giovanni da Parma era entrato in conflitto con quelli di Varmo, i quali non volevano concorrere alle spese per la riparazione della chiesa matrice codroipese, che era anche la loro pieve.
In quei frangenti il Friuli era scosso anche dalle feroci contese che avevano sconvolto tutta la cristianità per lo Scisma d’Occidente, con tre papi che si contendevano la tiara, oltre che dalle guerre intestine pro o contro i vari patriarchi di fine Trecento e primo Quattrocento, variamente sostenuti dall’impero, dal papa, da Udine o da Cividale, dai castellani o dalle comunità, mentre Venezia, sullo sfondo, si preparava ad assorbire il Friuli nella sua orbita.
Sappiamo che durante una di queste guerre, nel 1412, era stata bruciata la chiesa di Codroipo, perché allora si concesse al vicario della pieve di poter celebrare su un altare portatile.
Non dovettero esserci in seguito danni irreparabili alla chiesa che, come possiamo ipotizzare dalle descrizioni contenute in una visita pastorale del 1603, era in stile gotico, come la maggior parte delle chiese del tardo Trecento e del Quattrocento.
Nel 1511 il Friuli, oltre che colpito dalle insanguinate vicende della “crudel zobia grassa” del febbraio di quell’anno, che toccarono da vicino anche il codroipese, ebbe la sventura di trovarsi al centro di uno spaventoso terremoto che coinvolse tutta la regione dalla Slovenia fino a Venezia. In quel cataclisma caddero molti edifici, in particolare quelli storici. A Udine rovinò il castello, antica dimora dei patriarchi e ora sede del Luogotenente veneto, e molte chiese ebbero seri danni. Sappiamo per certo che la chiesa di Codroipo fu riconsacrata nel 1520, proprio in seguito agli importanti lavori di ricostruzione e riparazione che in essa furono eseguiti.

 

In quella chiesa di Santa Maria stava la memoria della comunità cristiana della pieve e del paese di Codroipo in particolare. Essa era “caput totius Plebis Quadruvij”, ma nella sola Codroipo e immediati paraggi vi erano ancora altre tre chiese: quelle di San Giorgio a sud di Codroipo, quella di San Rocco, all’inizio del paese provenendo da est e quella di San Biagio nella località di Blasiz presso le Risorgive. Nella chiesa matrice stavano, da secoli, le antiche confraternite dei Battuti, di S. Giovanni Battista e di S. Antonio abate con i loro altari e più tardi furono costituite dai fedeli laici anche quelle della B. V. del Rosario e del SS.mo Sacramento. L’edificio era, come tutte le chiese antiche, orientato da Oriente, dove stava l’abside con l’altare maggiore, a Occidente, dove stava la porta d’ingresso. Un’altra porta era sul lato a sud dell’edificio e immetteva nel cimitero che circondava la chiesa. Questa misurava 22 metri circa di lunghezza e 12 di larghezza ed era alto pressappoco 15 metri.
La chiesa aveva anche un campanile abbastanza elevato che poi fu sostituito nell’Ottocento con l’elevazione e con il completamento di quello attuale dal 1846 al 1850, per munifica donazione del conte Francesco Rota il quale commissionò anche il completamento della facciata della chiesa.

 

Nel 1700 diversi paesi del Medio Friuli iniziarono a costruire nuove chiese al posto di quelle antiche, vuoi perché malamente tenute e insicure, vuoi per amore del nuovo stile barocco che, a cominciare dal duomo di Udine, si stava affermando dappertutto.
Anche i codroipesi decisero di non esser da meno e fin dal 1729 presero la risoluzione di edificarne una nuova sopra la preesistente che fu abbattuta. La prima pietra del nuovo edificio fu posta nel 1731. L’orientamento dell’aula fu allora modificato e portato sull’asse Nord-Sud per consentire l’affaccio su quella che già da allora era ritenuta come la piazza di Codroipo, cioè lo slargo tra il fosso della cortina e la via principale che attraversava orizzontalmente tutto l’abitato. Fu richiesto di collaborazione al progetto anche l’architetto Andrea Massari che stava lavorando a Udine per conto del patriarca Delfino. L’impresa alla quale furono affidati i lavori era quella dei fratelli Andrioli, ticinesi che stavano realizzando a Udine il nuovo palazzo patriarcale. Si iniziò la costruzione a partire dal coro e un po’ alla volta, seppure a fatica, i lavori proseguirono in base alla disponibilità finanziarie della comunità.
Furono impiegate a tal fine anche le entrate del dazio sul vino che si vendeva a minuto nelle osterie, benignamente concesse a Codroipo dal doge, per il completamento dell’edificio sacro.
Finalmente nel 1752, il 6 giugno, il patriarca Daniele delfino consacrava la nuova chiesa, dedicandola, come da tradizione, alla Vergine Maria Assunta in cielo. Mancavano ancora al completamento le pietre del pavimento, che furono acquistate da una chiesa di Venezia, e gli altari laterali che sorsero man mano che le offerte dei fedeli lo consentivano. Sotto il pavimento furono realizzate le arche in mattoni per la sepoltura dei sacerdoti, di cittadini nobili, benemeriti e dei confratelli di alcune confraternite, finché questo tipo di sepolture fu consentito. L’altar maggiore fu donato dal conte Lodovico Manin e realizzato in parte da Luca Andrioli e in parte dall’altarista Francesco Zuliano nel 1765. Le statue di S. Pietro e di S. Leonardo da Porto Maurizio che lo adornano, opera dello scultore Angelo Marinali, furono acquistate nel 1821 a Venezia, L’altare più importante dopo il maggiore fu quello della B. V. del Rosario, realizzato, come quello di S. Antonio, dallo “spizapiera” Giovanni Battista Bettini di Portogruaro e su di esso trovò posto la statua lignea della Madonna. Il corrispondente altare del Cristo Nero sull’altro lato della navata invece, venne a sostituire l’antico altare ligneo della confraternita dei Battuti, dove stava la Madonna della Misericordia oggi nella cappella del Rosario. Su questo altare fu collocato nel 1809 il Cristo Nero proveniente dalla confraternita o Scuola dei Picai di Venezia. In quell’annuo furono collocate in chiesa anche le stazioni della Via Crucis in olio su tela, del pittore udinese Domenico Molinari. L’altare che custodisce il prezioso crocifisso, che doveva essere realizzato in marmo su disegno del rinomato architetto udinese Andrea Scala, fu iniziato in pietra e completato invece in stucco, per mancanza di risorse, nel 1851.
La decorazione del coro, a spese dei conti Rota, fu affidata al pittore bellunese Giovanni De Min e da lui concretizzata in pochissimo tempo nel 1845, secondo le intenzioni dell’Arciprete Francesco Ostermann, defunto da poco, ma non con i soggetti sacri che quello avrebbe voluto.
Un po’ alla volta la chiesa si stava completando e anche le decorazioni successive ad affresco del coro e delle pareti che vennero ad impreziosire l’interno, per volere dell’arciprete mons. Romano del Giudice furono affidate nel 1913 al pittore gemonese Francesco Barazzutti. Nel 1944, lo scoppio di un treno di munizioni nella stazione di Codroipo e un bombardamento del febbraio 1945 recarono seri danni all’edificio, con il crollo di parte del tetto e del soffitto e di alcuni muri perimetrali del coro. Andarono perdute così le decorazioni del Barazzutti. A questa perdita l’arciprete mons. Lugi Ganis cercò di rimediare affidando al pittore codroipese Renzo Tubaro la decorazione della lunetta del coro, con il soggetto della Vergine Assunta in cielo.
Dopo alcuni interventi decorativi piuttosto mediocri compiuti negli anni ’70 dall’arciprete mons. Giovanni Copolutti, finalmente nel 2013, con l’assenso della Soprintendenza ai Monumenti e della Commissione per l’arte sacra dell’Arcidiocesi di Udine, l’arciprete mons. Ivan Bettuzzi diede corso al più importante lavoro di restauro compiuto finora sul duomo, riportandolo al pristino splendore e recuperando anche l’antico pavimento in pietra d’Istria e marmo rosso di Verona, con le pietre tombali e le arche sottostanti, che era stato coperto dai rifacimenti post bellici.

 

 

Speciale: studio sul campanile e sulle campane del Duomo di Codroipo

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