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Romania 2019

«Il cibo spirituale viene cotto sulla brace delle stelle».
Nicolae Petrescu-Redi (Scrittore rumeno)

Siamo appena tornati da un pellegrinaggio in Romania, un viaggio affascinante e, a volte, faticoso e difficile nella propria spiritualità.
I luoghi che si visitano sono l’incipit delle riflessioni, i compagni di pellegrinaggio diventano gli amici con cui condividerle, la nostra comunità parrocchiale è la gente cui vogliamo trasmettere la gioiosa esperienza vissuta.

Spiritualità feriale

Il pellegrinaggio in Romania ci ha dato molto. In molte aree quella terra si presenta povera ma quella gente ci ha regalato sorrisi, disponibilità, cordialità. Ci ha donato un insegnamento di spiritua- lità vissuta nei comportamenti della vita quotidiana. Non potremo dimenticare quell’anziana che al ritorno dalla commemorazione di un defunto ha regalato a noi, stranieri e sconosciuti, il pane perché condividessimo con lei il momento del ricordo.

Le chiese dipinte e i monasteri fortificati

Abbiamo riscoperto la necessità di riservare al nostro spirito il tempo ed i luoghi indispensabili alla riflessione. È stata magnifica la visita dei tanti monasteri della Romania. L’opera degli abitanti li ha resi luoghi di autentica devozione con l’arte che diventa strumento di spiritualità, la natura del luogo che si trasforma in illustrazione della bellezza del creato ed il silenzio che diviene l’amplifica- tore dei sentimenti. I monasteri sono anche il simbolo di una cristianità assediata che i Rumeni hanno difeso e preservato durante le numerose occupazioni e durante il triste periodo dopo la seconda guerra mondiale.

Barriere...

Molti pellegrini hanno condiviso pensieri che possiamo accomunare attorno alla parola “barriere”:

  • barriere che crollano fra i pellegrini. Non ci sono differenze di età, lavoro, esperienze, titoli ma solo uomini tra altri uomini;
  • le barriere che si scoprono inesistenti con la popolazione locale. I Rumeni, autentico crogiolo di etnie e culture diverse, ci hanno accolto con calore, meglio, con grande affetto. Abbiamo riconosciuto nella gente rumena lo stesso affetto che molte badanti trasmettono ai nostri anziani ed alle loro famiglie;
  • le barriere che non avremmo voluto vedere e cioè i confini tra le nazioni con gli estenuanti ed inutili controlli. Sono simboli di divisione fra le genti. La loro stessa esistenza rappresenta un atto di ostilità verso l’umanità intera. Promuovono sentimenti, per nulla cristiani, di diffidenza, sospetto ed egoismo.

Un po’ pellegrini, un po’ esploratori

La Romania è stata l’occasione per scoprire che il pellegrinaggio è una esplorazione e scoperta del mondo che ci circonda, delle tante genti che popolano la terra, del desiderio di Amore che anima le persone di ogni luogo, del bisogno che ognuno di noi ha di sentire nel proprio animo la voce del Signore. Claudio Teghil