logo

Clicca sulla chiesa per accedere

Sui passi di Aquileia

Le collaborazioni pastorali non sono una “invenzione recente”. In realtà recuperano un antico modello pastorale che ha dato forma alla chiesa Friulana per diversi secoli.

Portare il Vangelo al popolo: è questa l’intuizione che la Chiesa Madre di Aquileia maturò consapevolmente già a cavallo tra IV e V secolo, ben prima della distruzione portata al Friuli dalle invasioni barbariche. L’Annuncio, infatti, non poteva restare racchiuso entro le mura della capitale dell’Alto Adriatico, ma doveva raggiungere tutti i villaggi della circoscrizione che ad essa facevano capo, quei “pagi” dislocati in uno spazio vasto e complesso che doveva essere guidato alla nuova fede. L’ansia missionaria del clero aquileiese si espresse nella fondazione di un reticolo di pievi, chiese “rurali” dotate di battistero e riconosciute come matrici dalle comunità vicine (tra le più antiche, sicuramente risalenti all’epoca paleocristiana, vi sono, tra le altre, Invillino, Ovaro, Ragogna, Nimis). L’intento primario non era quello di controllare capillarmente il territorio (questo accadrà esplicitamente solo in epoca più tarda); né la semplice gestione amministrativa di uno spazio in cui l’autorità cristiana stava progressivamente prendendo il posto di quella imperiale, ormai in affanno nell’arduo compito di difendere i confini. Le pievi non nascono per sottomettere, ma come centri di irradiazione di una fede matura, solida teologicamente e dinamica dal punto di vista pastorale, come porte battesimali aperte a tutte le genti. Il messaggio universalistico della Chiesa aquileiese (interpretato magistralmente dal mosaico di Giona della prima basilica aquileiese) questo richiedeva: un costante desiderio di portare la salvezza e la Parola al popolo. “Plebs”, “pieve”, infatti, nella radice del termine, indica proprio il “popolo”.

Il senso, dunque, della presenza delle pievi in terra friulana, non fu quello della gestione dell’esistente, quanto del promuovere il rischio, l’instabilità, l’apertura evangelizzante verso il territorio, l’uscita verso quella plebe “rustica” che abitava le campagne. Centri di irradiazione dell’unico Annuncio, a testimoniare la capacità di fare rete e di rispettare nell’unità le tante diversità di una regione come la nostra, stretta tra i monti e il mare. Ecco perché l’evangelizzazione che oggi si rinnova attraverso l’esperienza delle Collaborazioni Pastorali prende slancio di fatto da un percorso antico, da un’intuizione che si conferma: portare la Parola vicino alla gente e tenere insieme le comunità di un territorio in uno spirito di collaborazione e di fraternità.
Luca De Clara